La “ Botte di Bacco “, fondata nel maggio 2003 e gestita dal fondatore stesso Giuseppe Lupo, è situata sul corso principale di Barra, antico casale della città di Napoli.
Già prima dell’anno 1000, Barra era centro nuclei abitati di Sirinum, Casabalera e Tresano, che sono come le tre radici dalle quali si svilupperà l’albero del Casale della Barra.
E’ pure ben documentato che:
· in Sirinum (che aveva come stemma una Sirena uni-càuda con corona ducale) vi era una chiesetta (l’attuale Arciconfraternita della SS.Annunziata) dedicata a S.Atanasio (832-872), vescovo di Napoli dal 849 al 872;
· nel Tresano vi erano anche insediamenti ebraici;
· in Casabalera si trovava un pozzo, che in seguito darà il nome alla contrada (S.Maria del Pozzo).
Il periodo del regno Normanno (1140–1194) portò sviluppi positivi: i Normanni introdussero le tecniche di orti-coltura; promossero studi pratici (come quello della geografia); introdussero su larga scala l’arte della seta e la lavorazione del Lino. Col periodo Svevo si hanno sicurezze economiche e sociali che porteranno Barra a divenire Casale di Napoli, nonchè meta turistica dei Borbone che, con la costruzione delle "Ville Vesuviane", unita a san Giorgio a Cremano, Portici ed Ercolano, forma il Miglio d'Oro: Una rigogliosa selva digradante verso il mare, il panorama che spaziava su tutto il Golfo di Napoli con vista su Capri, Ischia e Procida, il prestigio della presenza della dimora reale, il fascino delle vestigia dell'antichità, fecero sì che l'intera corte napoletana e molti altri nobili decisero di trasferirsi lungo il Miglio d'oro, facendosi costruire ville e giardini rococò e neoclassici da architetti del calibro di Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga, Ferdinando Sanfelice, Domenico Antonio Vaccaro, Mario Gioffredo.
Barra è stata inoltre dimora di una delle non poche personalità di rilievo europeo che Napoli poteva allora vantare: Francesco Solimèna (detto “l’abate Ciccio”; nato a Canale di Serino-Avellino il 4 ottobre 1657 e morto in Barra il 5 aprile del 1747), artista già affermato e di cospicue disponibiltà economiche, scelse il Casale della Barra per edificarvi una sua solitaria dimora, immersa nel verde dei pini, che egli stesso disegnò.
A Barra, il Solimena lasciò il celebre quadro della Madonna delle Grazie con anime purganti, donato alla parrocchia nel 1697, il disegno della facciata della chiesa di S.Maria della Sanità (detta “di S.Domenico”) e, ultima opera della sua vita, la bella tela della Madonna di Caravaggio nella omonima cappella gentilizia dei duchi di Monteleone.
Purtroppo, di tali làsciti, Francesco Solimena è stato ripagato con la completa distruzione della sua celebre villa, operata in parte dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, ma molto di più dalla incuria, ignorante o colpevole, degli uomini.
Ritornando al Miglio D'oro, a Barra, allora Tresana, si produceva il vino insieme alla coltivazione di vegetali e cereali, da qui nascono i nostri vini Tresana e tresanella.
Si narra la leggenda che Gesù Cristo quando arrivò sul Vesuvio si affacciò sul panorama e vedendo un cielo così trasparente e un mare di cristallo, esclamò: “Che paradiso!” aggiungendo subito: “però gli uomini che mascalzoni….!” E pianse. Quelle lacrime bucarono la crosta di lava, scesero nel profondo e da esse nacquero le viti gravide d’uva che diventò vino, battezzato inevitabilmente Lacryma Christi; oggi noto in tutta Europa